Il tema del futuro della mobilità automobilistica in Italia e in Europa è stato al centro di un’interessante iniziativa, “La transizione ecologica (sostenibile) del settore automotive – Prospettive e conseguenze economiche e Supply Chain”, organizzata dal Centro Studi Luigi Einaudi giovedì 11 maggio a Palazzo Sersanti. Un tema molto sentito, e che riguarda ciascuno di noi, vista l’attenzione con la quale il pubblico ha seguito i vari interventi e le tante domande e richieste di chiarimenti che sono state rivolte agli oratori.
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L’evento ha goduto del patrocinio del Comune di Imola e si è svolto in collaborazione con l’Associazione liberi professionisti e lavoratori autonomi “Giovanni Codronchi Argeli”. L’iniziativa è resa possibile grazie al contributo determinante della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.
“Una filiera che occupa circa 140.000 persone, in gran parte impostata sulla tecnologia endotermica”
“La decisione del Consiglio Europeo di puntare dal 2023 unicamente sulle auto elettriche, o quasi, avrà decisamente un impatto pesante sulla nostra economia – ha affermato Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto -. In Italia costruiamo appena mezzo milione di autovetture elettriche, rispetto ai 2 milioni e mezzo della Spagna, ai tre della Francia e ai quasi quattro milioni della Germania, però siamo il più grosso produttore di componentistica d’Europa. Tant’è vero che il 20% delle autovetture costruite in Germania hanno componenti italiani. Una filiera che occupa circa 140.000 persone, in gran parte impostata sulla tecnologia endotermica, quindi benzina o diesel. È necessario affrontare quanto prima il tema della riconversione di questi lavoratori, perché se non sarà fatta tempestivamente potrà portare a un calo di occupazione importante. L’altro aspetto, che è poi stato alla base alla scelta della Commissione Europea, è quello ecologico. Nessuno mette in dubbio che sia urgente ridurre le emissioni di CO2, però dobbiamo farlo in maniera sostenibile, il che significa iniziare soprattutto dalla sostituzione di un parco macchine obsoleto, tenendo conto però che molte persone proprietarie di questi mezzi non hanno la capacità di spese per acquistare una macchina elettrica, ed è proprio sui tempi di questa transizione che sorgono i dubbi maggiori, tanto da ritenerla irraggiungibile almeno al 2035”.
“Il fronte di chi sostiene la necessità di un passaggio totale all’elettrico entro il 2035 è meno compatto di quel che può sembrare”
“La transizione energetica è un passaggio molto difficile e molto problematico, che se non verrà gestito bene potrà avere ripercussioni negative soprattutto in un Paese come il nostro, all’avanguardia nella componentistica per le auto a benzina e diesel – ha aggiunto Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor -. Tuttavia il fronte di chi sostiene la necessità di un passaggio totale all’elettrico entro il 2035 è meno compatto di quel che può sembrare, non a caso la Germania ha chiesto che dal 2035 possano essere immatricolate anche autovetture alimentate con e-fuel, quindi con carburanti sintetici che hanno la caratteristica di avere un bilancio pari a zero in termini di emissioni. E’ vero, non è stata accettata la richiesta dell’Italia di aprire anche ai biocarburanti, ma il discorso non è ancora finito, ci sono ancora 12 anni e nel frattempo le cose possa ancora cambiare. E noi, come italiani, ma anche come studiosi della materia, ci auguriamo che ci sia un ripensamento sui carburanti biologici”.
“È chiaro che il passaggio all’elettrico può generare dei problemi alla filiera”
“Il tema della transizione energetica è molto importante non solo da un punto di vista ambientale, ma anche sul fronte delle imprese e del lavoro, coinvolgendo circa 140 mila persone in Italia soprattutto nella componentistica – ha sottolineato Pierangelo Raffini, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Imola -. È quindi chiaro che il passaggio, anche violento, all’elettrico può generare dei problemi in questa filiera e noi come amministratori pubblici dobbiamo iniziare a riflettere sulle ripercussioni di questa scelta e su quali risposte dare in un territorio come questo, che sulla Motor Valley tradizionale ha investito molto della sua economia. È giusto porsi delle domande e cercare quelle risposte che possano attenuare quelli che potranno essere gli aspetti negativi che impattano sulla popolazione e sulla vita economica e sociale”.
“Sul fronte della sostenibilità economica c’è una strada tutta da percorrere”
A Francesco Corrado, presidente del Centro studi “Luigi Einaudi” il compito di tracciare un bilancio della serata: “Dalla decisione del Consiglio europeo nascono tante conseguenze, economiche, sociali, ambientali, che abbiamo ritenuto importante approfondire per delinearne vantaggi e svantaggi. D’altra parte fa parte del Dna del nostro Centro studi quello di tenere un occhio attento alle dinamiche economiche che possono coinvolgere anche i nostri territori. E questo ci sembra proprio uno di quelli, visto l’importanza del settore nell’economia emiliano romagnola. Gli interventi dei nostri ospiti, supportati da dati e ricerche, sono stati molto stimolanti, vista anche la partecipazione del pubblico, e se è risultato chiaro che la transizione energetica è ormai ineludibile, è altrettanto chiaro che la scelta dell’Europa sui modi e sui tempi necessita di una revisione. Se per sostenibilità intendiamo la possibilità di vivere in un mondo meno inquinato è assolutamente importante che lo sia anche dal punto di vista delle opportunità che ha ciascuno di noi, anche in termini economici, di essere un attore attivo in questo passaggio. E su questo fronte c’è una strada tutta da percorrere”.